Come promesso nel post inaugurale/programmatico, ecco un dettagliato racconto di una delle vicende che hanno caratterizzato il periodo immediatamente precedente alla partenza per Bologna: l'epopea del mio portatile. Tutto ebbe inizio in una calda mattinata del maggio pisano, quando, tentando di reinstallare il sistema operativo per risolvere un problema al masterizzatore DVD, il mio fiammante portatile vede bene di bloccarsi, cioè, andare andava, ma non riusciva a finire l'installazione. In quel momento, saranno stati i primi caldi, o la smania di sistemare il tutto, ecco che prendo la decisione: vado dal tipo davanti a Scarpamondo che ci aveva già sistemato il fisso. "Sì sì, fra 2 o 3 giorni ti chiamo io e ti dico qual è il problema", dice lui con la sicurezza di chi sa il fatto suo. Era il 13 maggio. Ma dopo 2 o 3 giorni nessuna chiamata. "Eh, ho avuto delle urgenze, ripassa dopodomani". "Eh, sono stato a lavorare fino a tardi ma non ce l'ho fatta". "Eh, ho iniziato a guardarlo, ma devo ancora vedere una cosa". Siamo intorno a metà giugno. "Sì, l'ho guardato, le possibili cose da fare sono... (a dire la verità parlava sottovoce, velocemente, e usava termini tecnici che non capivo, sembrava proprio che mi stesse prendendo per il culo, ma vabbè)". "Ok, quando ripasso?" "Dai, per dopodomani te lo faccio", con l'aria di chi mi fa un favore perché c'avrebbe tanto da fare, ma si sacrifica per offrirmi il miglior servizio del mondo (dopo un mese). Dopodomani niente, "ripassa dopodomani". Ho cominciato a temere che per lui "dopodomani" fosse una categoria aristotelica, non un avverbio temporale dal preciso significato. Dopodomani, appunto, colpo di scena: negozio chiuso, nessun cartello fuori. Mmhh, comincio a sentire l'inconfondibile puzzo di inculata. Era il 25 giugno. Nessuna notizia fino al 30, quando decido di chiamare l'altro punto vendita di Livorno. "Guardi signora (si comincia male, ndr) stanno chiamando decine di persone, io non so nulla, al telefono non risponde." "Ho capito, ma a me il pc serve, anche se non è stato aggiustato". "Eh lo so signora deh, non so che dilllllllle" (parlava labronico sodo) e io, in preda al panico: "Ma non è che questo è scappato perché aveva paura della gente?" "Mah, secondo me s'è suicidato, perché deh, quest'imbecille, io è da gennaio che ci lavoro." Sembrava piuttosto incazzato anche lui. "Io deh sto consigliando alle persone di rivolgesi a' carabinieri". "Scusi, ma come si chiama questo signore, per cercarlo in qualche modo?" "Eugerio Centurione". "Eugenio?" "No, Eugerio" Mmmmmhhhhh.... In realtà poi ho scoperto che si chiama Ogerio, ma non è il particolare che conta. "Deh guardi signora, io unnò ancora 'apito se lulì è un omo o un alieno!" Su questa massima saluto e vado dritto dritto dai carabinieri. Arrivo in guardiola, c'è un ragazzo che sarà più giovane di me, ma la divisa mi impone di dargli del lei. Gli spiego il problema. "Sono già venute diverse persone, ma non possiamo fare niente, dovete andare all'associazione dei consumatori". "Scusi, ma dal nominativo si può risalire all'indirizzo?" "No, non posso, ma se sa il nome me lo dica" "Eugerio Centurione": la divisa non riesce a fermare una risatina, come a dire: "sì sì, avoglia, ma lo rivedi il portatile eh". Nel frattempo la mia condizione psicologica si faceva sempre più precaria, grazie anche all'aiuto dei miei due splendidi coinquilini, che si parlavano fra loro così: "Sai, ho portato il cellulare ad aggiustare da Nigel Mansell", alludendo alla vaga possiblità che l'identità potesse essere fasulla e così via. Albe, comunque, era convinto del suicidio, dato l'evidente stato confusionale in cui si trovava nei giorni precedenti Euge.Ma all'improvviso la fortuna sembra guardarmi benevola: Al 978° tentativo di visita al negozio compare un cartello: "Causa malattia... riapriamo mercoledì 2 luglio. Ci scusiamo per il disagio." Ci scusiamo un par di coglioni, aggiungerei. Torno a casa tutto contento."Ancora non sto bene, riapriamo giovedì 3". Albe suggerisce "gli hanno rimandato il volo per la Thailandia". "Ancora non ce la faccio, riprovo dopodomani" AAAAAHHHHHH. Sabato mattina niente, neanche il foglietto del rinvio.Lunedì è la giornata campale: se passa a cambiare il foglietto, mi ci troverà. La mattina è chiuso per riposo settimanale, ma il pomeriggio alle 2, con 2 ore di anticipo sull'orario nominale di apertura, io sono lì. Nell'attesa incontro una decina di persone che lo cercano. Qualcuno mi fa compagnia. Alle 4 e mezzo arriva una sarda aiutami a dì tignosa che non si è potuta laureare perché non aveva il pc. "Sono già stata dai carabinieri, ho mandato le raccomandate a lui e all'impresa 5 giorni fa, fra 2 giorni arriveranno le ricevute di ritorno anche non firmate, dopodiché posso fare la denuncia". Boia. Fino alle 8 Euge non si vede, la gente che passa fa le ipotesi più disparate. Torno a casa.La mattina dopo vado all'associazione consumatori, come mi aveva detto il carabiniere giorni addietro. L'associazione è chiusa fino a settembre per trasloco, la maiala di su' ma. Fuori dalla porta mi chiama Rossana, la sarda di ferro, con la quale c'eravamo scambiati i numeri di cellulare per un'eventuale class action: "Mi ha appena chiamato, dopodomani mi ridà il pc". Non le ho detto niente per rispetto, ma comunque mi fiondo al negozio per avere notizie. "Oggi pomeriggio, martedì 8 luglio, riapriamo ufficialmente." Alle 4 ci sono già 2 persone ad aspettare, uno è un americano grossissimo, cattivissimo e incazzatissimo. Ho temuto il peggio, ma non avevo temuto abbastanza. Quando arriva Eugerio fra due ali di folla, l'americano gli chiede notizie del pc. "Quindi in 2 mesi non hai risolto un cazzo!" con fare minaccioso. "Ridammi il pc prima che m'incazzo per davvero", tuona da dietro i suoi occhiali sportivi a specchio da marines. Euge comincia a cercare il pc: passano 5 interminabili minuti, quando finalmente il pc ricompare. Poteva finire male sodo. Tocca a me. "Guardi, sto aspettando il pc per andare via, me lo ridia subito, che perdo il treno." "Lo devo rimontare, te lo stavo aggiustando, ma se ripassi fra poco è pronto" Stavo per piangere. "Prenderò il treno dopo, me lo aggiusti, ma aspetto qui". Fa alcune prove, ma non c'è verso. Non si accende neanche più. Stava meglio il 13 maggio. Ho pensato al suicidio. "Guardi, non importa, me lo ridia così". Almeno lo potevo toccare.L'epilogo si consuma a Grosseto il giorno dopo. Tramite Lara ho il numero del tecnico di fiducia di Stefano. Sono le 9. "Richiama alle 12, ti so dire qualcosa". E alle 12 mi ha detto qualcosa. "Fra 2 giorni il pc è come nuovo". E fra 2 giorni il pc era come nuovo. Grazie Fabio.
p.s. chiedo scusa per il pippone, ma era uno sfogo necessario. E comunque ho tolto alcuni passaggi, chiedete ad Ale e Albe se non ci credete.
p.p.s. caro Euge, ci tengo a precisare che non ce l'ho con te, io ci credo anche che tu sia stato male, ma la prossima volta è sufficiente che tu mandi qualcuno a restituire i pc a chi ne ha bisogno.