domenica 24 ottobre 2010

Esperimento sociale

Come ampiamente previsto, la ripetizione dell'esperimento sociale ha riscosso un gran successo e ha sollevato un vespaio di polemiche da parte di coloro che ne erano a conoscenza. Ma spieghiamo prima ai neofiti di cosa si tratta. L'esperimento sociale è stato progettato per la prima volta qualche giorno prima del mio VERO compleanno (27 Marzo) e consisteva nello spostare il compleanno facebookiano di qualche giorno per vedere chi mi avrebbe fatto gli auguri. Lo scopo non era vedere chi si ricordasse il mio compleanno correttamente, giammai, bensì mettere a nudo la superficialità con cui molti di noi (si legga "voi") si approcciano ad augurare ad un conoscente un anno di gioia e prosperità in corrispondenza del giorno che dette i natali al conoscente suddetto. Messa così parrebbe una cosa seria, degna di attenzione. In realtà, l'avvento del cellularebarraorganizer prima (chi non ha mai messo un promemoria per ricordarsi di quel compleanno che tutti l'anni me ne dimentico alzi la mano) (tutti in redazione abbiamo la mano alzata al momento), e, soprattutto, di facebook poi, ci hanno sollevato da qualsiasi responsabilità e fatica mnemonica, trasformando la fatidica parola (nelle varianti più sfumate) nella più classica delle sovrastrutture comunicative.
I risvolti sono molteplici. Ci sono compleanni, anche importanti (ovviamente le persone, non i commpleanni) che effettivamente qui in redazione non ci ricordiamo mai, nonostante il proposito sinceramente ripetuto ogni anno, e che facebook ci ricorda con immancabile puntualità. In questo caso l'ausilio telematico è più che giustificato. Ci sono poi quelle persone a cui desidereremmo fare gli auguri nel giorno opportuno, che però, purtroppo, non conosciamo, vuoi perché la conoscenza è recente, vuoi perché non è mai capitato di parlarne, ci pole sta. Anche in questo caso l'ausilio telematico è più che giustificato.
Ma c'è un caso evidente, numericamente forte, in cui la redazione all'unanimità (ça va sans dire) non ammette giustificazione per l'ausilio telematico, e riguarda l'atteggiamento di chi apre facebook per vedere se qualche bel fio ha commentato la sua foto in posa plastica in disco con l'immancabile drink dal colore improbabile, poi si accorge che nell'angolo in alto a dx una dicitura fredda suggerisce che oggi è il compleanno di coso, che ho aggiunto agli amici un annetto fa ma che in realtà non so manco che fa nella vita e non gli ho mai postato niente in bacheca (qualche anno fa avremmo scritto "e a cui non ho mai rivolto la parola", ma i riferimenti si evolvono).
E qui arriva implacabile la censura della redazione.
Ovviamente non emettiamo giudizi di merito (o, meglio, ovviamente ne emettiamo, ma ce li teniamo ben stretti), ma vi invitiamo ad un rigoroso esame di coscienza.
In realtà ci sono ragioni ben più stringenti per il disegno e l'attuazione del disegno sperimentale:
1. Pubblicità gratuita al blogghe
2. Per fare l'imbecille
La prima ripetizione sperimentale era stata in data 5 Aprile, ma lì ci fu un errore marchiano in sede di progettazione dell'esperimento: il 5 Aprile era Pasquetta, giorno in cui in pochi accendono facebook, preferendo un bel costoliccio cotto bene all'aria aperta o un conigliolo cucinato alla brace seguendo alla lettera le linee guida diramate dal WWF sull'etica del trattamento degli animali da cucinare (chiedere ad Alessandro Carnevali per una consulenza tecnica sulle linee guida). Urgeva, pertanto, una ripetizione, e il giorno ideale è stato individuato in domenica 10 ottobre.
Da urtimo, ci preme ringraziare colui che ha dato un contributo fondamentale alla buona riuscita dell'esperimento in entrambe le occasioni, il buon Albe. La prima volta, mostrando il suo gradimento per gli auguri del poro Maurizio (sappiamo bene a quale delle 3 categorie sopraelencate lei appartenga, ing. Vaccaro, non si preoccupi), la seconda, buttando una secchiata di benzina sul fuoco col suo "Come si festeggia?". Grazie, di cuore.

domenica 10 ottobre 2010

Messa in inglese (e molto altro)

Il giorno successivo alla pubblicazione del post precedente, il magico Tom Falck (sì, proprio lui, il tedesco che mi fece il colloquio presentandosi con magliettona color sabbia con evidente scritta "adidas" sul petto e sandalo di gommaccia dei cinesi con immancabile calzino) o non ti si presenta con una polo con sfondo bianco baroccamente adornato di un motivo grigio-verde-vinaccia, il tutto in tinte molto spente: degna dei miei migliori pigiami! No, amore, forse anche peggio, guarda.
Bimbi, la Messa in inglese è un'esperienza! Non tanto per la lingua, alla fine si capisce tutto, è abbastanza uguale alla Messa in italiano, quanto per alcuni dettagli che non sono sfuggiti all'occhio avido di spunti della redazione. Quindi il fatto che sia in inglese alla fine non è un parametro importante. Non avremmo dovuto dire "Messa in Inglese" ma "Messa ad Eindhoven". Vabbè. Quel che ho scritto ho scritto (questa è una citazione, ma in pochi mi aspetto che la colgano) (tanto per cambiare).
La prima cosa che fa il prete, canuto esemplare di mezza età dallo sguardo tra il furbo e l'allucinato, tipico degli stupratori di bambini, è quella di invitare i bambini più piccoli a seguire un paio di catechisti giovani sul retro della Chiesa dove... fanno dei disegni sul tema della Parola del giorno. Speriamo. Diciamo che, contestualizzato, l'inizio è evocativo. Fatto questo, il nostro comincia una breve introduzione alla liturgia del giorno con un "Bradesnìsters!" sbiascicato ma fiero e impostato. Tutte le sue parole sembrano pronunciate da un attore, il top si raggiunge quando sostituisce il nostro preghiamo con uno scanditissimo "Let - Us - Pray!", dove i trattini indicano delle pause che la scrittura può solo far intuire. Un bel personaggio, insomma.
Parlando di personaggi, non possiamo dimenticare Roberto, il chierichetto biologicamente 20enne ma 60enne nell'armadio. Ha origini spagnole e uno strano sguardo assente. L'ho conosciuto la prima domenica, dopo la celebrazione. Da lì ci salutiamo ogni volta, una volta ha anche buttato là una battuta agghiacciante, con tanto di ammiccamento finale, legata a una cosa che aveva detto il prete durante la Messa. Mah. Diciamo che se il prete fosse davvero un pedofilo, avremmo trovato la vittima. E, secondo me, tra poco si trasformerà in carnefice a sua volta. Quello sguardo assente un mi garba per niente.
Il coro dei ragazzi del gruppo internazionale (tutti neri e un indiano) è abbastanza strampalato, ma si vede che ci provano con impegno. Bravi deh, mi state simpatici. Ho anche cominciato a frequentare gli incontri dopo la Messa (ci sono 2 volte al mese). Dai, c'è di peggio, la discussione di oggi sulla figura di Maria è stata proficua. Avanti così. Tra l'altro ho scoperto che "Oh happy day!" è una canzone di chiesa. L'hanno cantata l'altra domenica all'offertorio. In realtà i canti li scelgono un po' a cazzo, nel senso che non è che facciano tanto caso ai vari momenti dell'Eucarestia, né alla Parola del giorno. Ma tanto anche in altre parrocchie ben più quotate fanno lo stesso, quindi non facciamo tanto gli stintignosi. E' evidente che non cito esempi per evitare dispute coniugali. Ma tanto sai di cosa parlo.
Ma la ciliegina arriva alla fine: dopo la Messa, cascasse il mondo, tutti si ritrovano in una stanzetta e c'è un piccolo rinfreschino (caffè, the, acqua, qualche pasticcino) e la gente sta lì a chiacchiera una mezzoretta. Ganzo deh. All'inizio ero scettico, dall'alto del mio puritanesimo, invece fanno ma bene, fa Chiesa abbestia.
Prima di gettarmi in una riflessione controversa e inspiegabile (nel senso che non pensiamo di riuscire a spiegarla, tanto più che ancora non è completamente definita neanche in seno alla redazione stessa), una notizia esilarante. Gli fa una sega ir contrappasso ai cauboi cileni, deh. La chiosa del presidente dell'organizzazione (v. la fine del trafiletto a destra) è poesia.
La riflessione, dicevamo. La scelta del ragazzo/a, compagno/a, fidanzato/a, marito (bravi, non ci siete cascati) /moglie è abbastanza cruciale per la vita, ed è altrettanto complessa e sfaccettata. Bisogna considerare il carattere, la compatibilità, i valori, l'aspetto fisico e tutta un'altra serie di cose. Bisogna inoltre considerare che sarebbe consigliabile che l'altro/a fosse consenziente, ma questo è un altro discorso. Nonostante ciò, l'unica classificazione applicata in modo rigoroso riguarda i gusti sessuali: si può essere etero o gay (la trattazione dei bisex, meglio noti come "tutto bono", esula dagli scopi di questo testo, la bieca esaltazione del piacere organico non è degna di essere analizzata). Stringi stringi, la prima selezione si fa in base al gusto sessuale. Poi, per carità, non mi verrebbe mai in mente di stare con una persona cattiva. Ma di sicuro non con un uomo. Poi, per carità, avrei difficoltà a stare con una persona che non mi attrae fisicamente. Ma di sicuro non con un uomo. Non ho una conclusione intelligente per questa riflessione. Rimane aperta, così, ma può essere uno spunto per una discussione, oppure può continuare a rimanere lì nel mondo delle riflessioni sterili. Del resto le riflessioni sterili hanno una loro dignità intrinseca in quanto esercizi del pensiero. (Boia deh).
Non perdetevi il prossimo post, che si preannuncia scoppiettante. Tags: strutture, comunicative, esperimento, sociale.