sabato 6 marzo 2010

Innanzitutto, il cambio del sottotitolo del blogghe, che non sarà sfuggito ai più attenti. La Torre degli Asinelli è un ricordo, andava cambiato. Trovo che questa citazione sintetizzi lo spirito polemico del blogghe e della redazione. Si è reso necessario aggiungere una parentesi, dato che il brano (che non credo ci sia bisogno di specificare) ha già compiuto il quindicesimo anno di età.
Sebbene si parli del 6 febbraio scorso, è opportuno descrivere la trasferta a Firenze per il concerto di Carmen Consoli al teatro Verdi (mica seghe, un si frigge mia oll'acqua). Sulla Fiesta c'era la redazione al completo, oltre a Lucia, la Paiolo ed un personaggio quantomeno folcloristico, amica della Paiolo ma conterranea della redazione (cioè, conterranea, sta a una cinquantina di km da Grosseto city, profonda montagna). Mi ricorda giusto giusto Lucia che si chiama Samuela.
Viaggio tranquillo, parcheggio a Paganico (e salato poi) in piazza Beccaria e poi a giro a caso a cercare il teatro, che, secondo i miei calcoli, non doveva esse lontano. Come ci conferma il magico Lungo, che troviamo immerso nella nightlife gigliata, per l'happy hour in uno dei locali più potta di Santa Croce. Visto che siamo partiti con buon anticipo (come da tradizione), c'è il tempo di mangiare un kebabbino in un postaccio dove ci mettono a sedere in un tavolo senza manco i tovaglioli. Il kebab pizzicava arrabbiato, sicché ci siamo dovuti rifare la bocca alla fiera del cioccolato in piazza Santa Croce. Boia deh, m'è toccato dà il borsello a Lucia perché sinnò ci finivo la tredicesima. Ci siamo limitati a due cremini di gusti assortiti a testa. Costati su per giù mezza tredicesima, ma aiutami a dì boni, deh!
E poi siamo andati al teatro. I concerti a teatro sono tutto un altro discorso. L'ambiente, l'acustica, la giusta distanza dalla massa (eravamo in un palco, mica nella platea). Alla redazione ai concerti gli ci garba d'ascoltà la musica, no di ballettà e di saltà. Prima di Carmen ha cantato un ragazzotto giovane e sconosciuto. Ha fatto quattro canzoni, niente di stratosferico, ma più che dignitoso, quantomeno originale, una voce preziosa. O, dopo la prima canzone, non ti parte un ebete a tutto foo: "Si vole Carmen!" Come si dice a Pari, l'orzo un'è fatto pé ciuchi. Ma sei a teatro (no nelle bettole popolate di anziani avvodkazzati e signorine di labile moralità che sei abituato a frequentare), c'è un ragazzo giovane e bravo che canta 10 minuti, o non gli rompe i coglioni, o fallo cantà anche se un ti garba! (Certo, il giudizio qualitativo richiederebbe quantomeno l'ascolto)
Poi comincia il concerto, sul quale non intendo dilungarmi: variopinto, elegante, espressivo, ricco. Voto 9. Peccato per le 3 o 4 gallinacce che, durante il concerto, a caso, partivano urlando: "Brava Carmen!". Il concerto al Saschall era la sera prima, devi esserti sbagliata, qui siamo a teatro. Io qui voglio ascoltare uno dei talenti più cristallini degli ultimi 20 anni, non te che berci. Ma non c'è il Daspo per la gente che va a teatro?
Chiudo con una nota nostalgica: dirigendosi verso la macchina per ripartire, soddisfatto, verso Siena, mi fa sete. Trovo un pachistano aperto fino a dopo mezzanotte (belli i mi tempi a Bologna), entro per una prosaica bottiglietta d'acqua (però leggermente frizzante (nel weekend la trasgressione è un must)) e mi si para davanti il sogno di ciascun universitario, specialmente di ingegneria: 4 americane 4, bionde, prosperose e gnude che si comprano 1 litro di leggerezza a basso costo sottoforma di un cartone di Tavernello bianco. Mi stavo per commuovere.

Segnalazione d'obbligo per il buon
Odd-Bjoern Hjelmeset. Eh, i ritiri so brutti sì. Eroe (cfr Napoli).