sabato 27 febbraio 2010

Inter - Chelsea (o, almeno, come l'ho vista io)

Se è vero che la fantasia salvaluomo e che la fantasia è libertà, è vero anche che non dovrebbe essere lo strumento di base utilizzato dai giornalisti sportivi italiani per la descrizione delle partite. Un conto sono i commenti tecnici, un conto la cronaca (anche se l'orizzonte è diventato nebbioso e sfumato). Se poi proprio la vuoi commentare, almeno non scrive le cazzate. Tanto, comunque, ci pensano i commentatori.
Io vi dico come l'ho vista io. Ovviamente non farò la cronaca, ma un commento tecnico.
Partiamo dal presupposto che è successa una cosa epocale: l'Inter ha vinto una partita di cèmpionz contro una grande del calcio europeo. Epocale sia perché l'Inter è l'Inter (4 anni e mezzo di dominio nazionale assoluto non possono cancellare di botto quasi 20 anni di prese per il culo), sia perché l'Inter è una squadra italiana che ha battuto la più forte squadra inglese (non lo dico con intento patriottico, giammai, piuttosto con intento statistico). Ora parleremo del modo, ma il risultato è di per sé rimarcabile.
La partita.
C'era almeno un rigore grosso come una casa per il Chelsea per l'intervento di Samuel su Kalou. Qualcuno rammenta una trattenuta di Motta (inguardabile, non l'ha mai vista) su Ivanovic (gran bel terzino, difende e spinge): un me la ricordo, può darsi, senz'altro sarà stato rigore.
La prima mezzora del primo tempo è stato un incubo e un déja vu allo stesso tempo: c'hanno messo ai paletti, c'hanno stiacciato. Perché i giornalisti, il giorno dopo, non se lo ricordano o, al massimo, parlano di supremazia territoriale dei blues? Mah nini, io ho avuto un caaccio... se per voi era supremazia territoriale, meglio così (penso comunque di aver visto meglio io).
Nella prima mezzora, però, c'è stato anche un episodio sublime: azione verticale Motta-Sneijder-Monte dei Paschi, dribbling secco sul Fedifrago, (detto anche "L'amico che tutti vorrebbero avere") e 1-0. Il nuovo soprannome del Principe deriva dal vecchio detto: "Darla a lui è come metterla in banca". Fa salire la squadra come Kenneth Andersson, crea spazi come Iaquinta, purga come Inzaghi. Perfetto. Ancora scusa per i miei dubbi estivi.
Nell'ultimo quarto d'ora ci siamo un po' ripresi e da lì in poi la sfida è stata quasi pari. Alla fine anche noi abbiamo avuto le nostre occasioni, Eto'o l'ha sbagliato bello (ma non posso criticare una punta che corre come una belva, è un leader, gioca con il piglio giusto, gioca per la squadra e, soprattutto, è uno che di cémpionz se ne intende (cosa che ci mancava come il pane, hai voglia a dì)), Maicon non è entrato in porta col pallone per via di uno stop venuto male.
Nel secondo tempo, le cose sono migliorate ancora con l'inserimento di Balotelli. Secondo me, non tanto per il talento di TurboMario, quanto per la grande idea dello Special One: mettere un giocatore largo a destra a puntare Malouda. Già, Malouda. Quello che 3 anni e mezzo fa conquistò il rigore che portò in vantaggio la Francia nella finale di Berlino. Già, perché il suo ruolo naturale è quello di mezzapunta o ala sinistra. Ma stasera gioca terzino sinistro, a causa degli infortuni di Cole e Zhirkov. Ruolo per lui inedito, o, forse, quasi. Non è certo un giocatore di copertura. Cazzo, Mou è un genio. Peccato che Malouda giocava in quella posizione da almeno un'ora. Non ci se ne poteva accorgere prima? La redazione se n'era accorta prima ancora del fischio d'inizio. Che poi non c'era mica bisogno di mettere Balotelli (che di sicuro non farà l'ala da grande). Abbiamo la fortuna di annoverare nelle nostre file quello che è quasi universalmente riconosciuto come il miglior terzino destro del mondo, tale Maicon Douglas Sisenando. Ci voleva tanto a dirgli di puntare Malouda fisso? Invece no, noi si vole sfondà al centro. Comunque, da quando hanno detto ha Maicon che è forte, lui si sente autorizzato a non cercare il cross (come dovrebbe fare un terzino della sua caratura) (tra l'altro in area ci sareberro il Principe e il Leone ad attenderlo a braccia aperte, e poco fuori ci sarebbe Wes pronto a raccogliere l'eventuale respinta corta) (non ci sarebbe difesa che tenga), ma il tiro, accentrandosi tutte le sante volte. Contenti voi... Comunque, in mezzora Balotelli ha puntato Malouda 3 volte, risultato: un cross e due falli del nostro. Avendo cominciato dall'inizio della partita a fa questo ruzzino, Malouda a mala pena finiva il primo tempo: o lo buttava fori a lo cavava il sor Carletto (e voglio vedé chi ci metteva, se gli manca uno ci posso andà io) (tra l'altro sarebbe il mi ruolo naturale).
Ora un po' di polemica con i giornalisti.
Questa storia di Malouda è paradossale. Innanzitutto, tutti ad esaltare Ancelotti per la grande idea: voleva tener basso Maicon inserendo un'ala al posto di un terzino. O, ma uno che avesse detto le cose come stanno: c'era artro che lui. Belletti ancora non è a posto fisicamente, e poi è un terzino destro. Quindi, nessuna alternativa a Cole e Zhirkov. Poi tutti ad esaltare Mou, che ha rischiato inserendo anche Balotelli (questo glielo riconosce anche la redazione, la mentalità di cercare di arrotondare il 2-1, seppur rischiando, è giusta). Ma nessuno che chieda spiegazioni per il ritardo. E nessuno che parli della prima mezzora.
La chiusura va di diritto alla cattiveria agonistica del Cuchu in occasione del goal decisivo: che grinta, che rabbia, che capacità tecnica, che sagacia tattica, che immense palle cubiche ha il nostro futuro capitano! Purtroppo per lui, il giorno del passaggio di consegne è verosimilmente lontano: finche il Tractor continua a fare il tractor (e pare averne intenzione ancora a lungo) si deve accontentare dei gradi di idolo assoluto.

mercoledì 17 febbraio 2010

Perché vado poco al cinema (titolo aggiunto a posteriori) (cioè col culo)

La scorsa settimana sono tornato al cinema dopo un bel po' di tempo. Boh, c'era il seguito de "L'ultimo bacio", all'epoca m'era garbato, proviamo. Il film fa caà. E' uguale al predecessore, che però all'epoca m'era garbato. Forse mi ha deluso proprio l'uguaglianza stilistica, oppure il mancato scontro fra la leggera assenza di prospettive dei protagonisti e il disincanto della vita reale (dato che molti dei protagonisti sono già disincantati di per loro) che rendeva stimolante il predecessore. O, forse, all'epoca l'avevo sopravvalutato, obnubilato dalla trasgressione di gustarsi il capolavoro in notturna al cinema all'aperto a Paganico. Ero giovane.
Anche la canzoncina finale di Jovanotti fa caà. La semplicità è forza, ma alla lunga diventa vacuità stucchevole. "Dentro la mia testa ci sono più bestie che nella foresta!": queste so' canzoni! Mica veste caate vì deh!
Ma lo spunto per il post è venuto dai tre trailer (contro tre trailer) prima del film stesso: "Scusa ma ti voglio sposare" del giustamente snobbato Moccia, "Genitori & figli: agitare bene prima dell'uso" di Giovanni Veronesi (le cui commedie sentimentali hanno fatto dimenticare i fastosi esordi con "Il mio west" (forse il film più brutto mai visto da me in un cinema)) (ma poi ma che titolo di merda è "Genitori & figli: agitare bene prima dell'uso"!?) e "Mine vaganti" dell'acclamatissimo Ferzan Ozpetek. I tre trailer sono citati in ordine crescente del presunto ma socialmente condiviso livello culturale del regista. Peccato che dai trailer sembrino tre filmi uguali.
Nei trailer, infatti, non si bada minimamente all'intreccio, al registro narrativo, alla connotazione dei personaggi. Si assiste soltanto ad un'accozzaglia (anzi, tre accozzaglie che finiscono per fondersi in un unicum indistinto e aspecifico) di situazioni buffe (si badi bene, non "comiche", "buffe") che strappano le risate fragorose della platea. "Nooooo, ganzo! Quando esce va visto!" Ma che hai capito, demente!? Moccia fa film sentimentaloidi per 14enni (mi riferisco all'età cerebrale, quindi il target arriva fino ai 30-40 biologici), non sarà mica un film che fa ridere! Veronesi è nazionalpopolare, ma studia da regista impegnato (anche se, a giudicare dai risultati precedenti, è duro come i picconi), non sarà mica un film che fa ridere! Ozpetek fa sempre film pieni di gay e situazioni apertamente in contrasto con l'idea giurassica e clericale di famiglia, pertanto automaticamente intellettualmente di spessore (ma vaffanculo!, ndr), non sarà mica un film che fa ridere! Ma la platea è contenta così, andrà a vedere il film, riderà ancora a crepapelle delle 4 situazioni buffe presentate nel trailer (tanto ci saranno solo quelle, visto che tutto il resto del film sarà un autoreferenziale trattato di sociologia, fatto di personaggi complessi immersi in un quotidiano che rispecchia la società...) (ma rivaffanculo! ndr), solo che, un attimo prima del profluvio di sganasciamenti, avrà la prontezza di anticipare tutti con l'immancabile: "Ah, ora qui è ganzo!", mostrando di esistere in quanto sa già (una volta la condizione sufficiente per l'esistenza era il pensiero...).
E, a parte la polemica sull'astuzia dei trailer, desiderosi di catturare ovini paganti con un ammasso di ridancianerie, questo tipo di "buffità" (o "buffezza", o "buffitudine") non mi fa ridere per niente. Le situazioni buffe fanno ridere perché casuali, perché reali. Ma se un regista ci pensa 3 giorni e per farla assomigliare a una casualità, che casualità è? E che merito creativo ha il regista?
Basta vai, vo a letto.

domenica 14 febbraio 2010

Perché?

Mah, ci sono più ragioni per cui (ri)comincio a scrivere: desiderio di comunicare pensieri banali e/o profondi a persone geograficamente lontane, necessità di estendere il privilegio di conoscere le mie riflessioni aldilà di Piazza del Campo, mero esercizio stilistico. Credo di avere qualcosa da dire e di saperlo dire, spero che il seme incontri il terreno fertile dei vostri ormai non più così giovani cervelli, fruttificando dove il 100, dove il 60, dove il 30 per uno. Ok, mi sono lasciato un po' prendere la mano.
Questo nuovo inizio (inutile cercare una continuità mortalmente lesa dalle vicende personali e dalla lunga assenza) richiede un nuovo post programmatico.
Rileggendo
quell'altro post programmatico, mi rendo conto che non è cambiato un granché, anzi. Anche lì parlavo di pillole, anche se poi il blogghe si reggeva su giganteschi suppostoni. Stavolta ci devo riuscire. Devo essere breve. Il lettore giovane è abituato alla condensazione dei contenuti, all'integrazione, allo zapping multiplatform. E anche la redazione non sempre avrà tanto tempo. C'ha il lavoro, c'ha le fìe.Lo stile rimarrà il solito: inizi in medias res, incisi frequenti e sproporzionatamente lunghi, apertura al neologismo strizzando l'occhio alla tradizione.
La prima delle famose pillole: ieri mattina, dopo TV Talk (ultimamente lo guardo poìno, ahimé), ho fatto un giro di zapping televisivo (tanto c'avevo da pulì, male che vada, se avessi trovato qualcosa di ganzo, avrei cominciato un pino dopo) e ho trovato qualcosa di ganzo per davvero: "Cotto & Mangiato", rubrica culinaria condotta da Benedetta Parodi, moglie di Fabio Caressa, sorella di Cristina Parodi e nota anchorwoman di Studio Aperto (altri blogger di mia conoscenza avrebbero messo il link alla pagina di Wikipedia dedicata alla Parodi, ma non mi pare che aggiunga granché alla narrazione, quindi io non lo farò). Dice che sia registrato a casa sua, vabbè. Ospite del giorno, Syria Magri, nota anchorwoman di Studio aperto (anchor lei) (la gratuità di questa gag è disarmante; sarà la ruggine), che ora sembra aver fatto carriera ed essere passata a compiti non precisati ma più critici. Qui seguono 10 minuti buoni di convenevoli fra le due: "Ci manchi in redazione!", "Sono sempre una di voi!", "Eri il volto più noto di Studio Aperto!", "Vi penso ogni giorno!","Non sono brava in cucina!", "Ho già l'acquolina in bocca" e via dicendo. Che palle! Non s'è manco capito che stracazzo mangiava il poro Caressa a pranzo!
Cmq i Killers spaccano di brutto! (Tranquillo Marco, non ti copierò la rubrica "Listening to", promuoverò giusto qualche artista degno di nota ogni tanto)
A presto (forse), ora vo a vedé il secondo tempo della partita del San Miniato dal tetto di casa (si vede come al primo anello di S. Siro e si spende il giusto!)