domenica 24 ottobre 2010

Esperimento sociale

Come ampiamente previsto, la ripetizione dell'esperimento sociale ha riscosso un gran successo e ha sollevato un vespaio di polemiche da parte di coloro che ne erano a conoscenza. Ma spieghiamo prima ai neofiti di cosa si tratta. L'esperimento sociale è stato progettato per la prima volta qualche giorno prima del mio VERO compleanno (27 Marzo) e consisteva nello spostare il compleanno facebookiano di qualche giorno per vedere chi mi avrebbe fatto gli auguri. Lo scopo non era vedere chi si ricordasse il mio compleanno correttamente, giammai, bensì mettere a nudo la superficialità con cui molti di noi (si legga "voi") si approcciano ad augurare ad un conoscente un anno di gioia e prosperità in corrispondenza del giorno che dette i natali al conoscente suddetto. Messa così parrebbe una cosa seria, degna di attenzione. In realtà, l'avvento del cellularebarraorganizer prima (chi non ha mai messo un promemoria per ricordarsi di quel compleanno che tutti l'anni me ne dimentico alzi la mano) (tutti in redazione abbiamo la mano alzata al momento), e, soprattutto, di facebook poi, ci hanno sollevato da qualsiasi responsabilità e fatica mnemonica, trasformando la fatidica parola (nelle varianti più sfumate) nella più classica delle sovrastrutture comunicative.
I risvolti sono molteplici. Ci sono compleanni, anche importanti (ovviamente le persone, non i commpleanni) che effettivamente qui in redazione non ci ricordiamo mai, nonostante il proposito sinceramente ripetuto ogni anno, e che facebook ci ricorda con immancabile puntualità. In questo caso l'ausilio telematico è più che giustificato. Ci sono poi quelle persone a cui desidereremmo fare gli auguri nel giorno opportuno, che però, purtroppo, non conosciamo, vuoi perché la conoscenza è recente, vuoi perché non è mai capitato di parlarne, ci pole sta. Anche in questo caso l'ausilio telematico è più che giustificato.
Ma c'è un caso evidente, numericamente forte, in cui la redazione all'unanimità (ça va sans dire) non ammette giustificazione per l'ausilio telematico, e riguarda l'atteggiamento di chi apre facebook per vedere se qualche bel fio ha commentato la sua foto in posa plastica in disco con l'immancabile drink dal colore improbabile, poi si accorge che nell'angolo in alto a dx una dicitura fredda suggerisce che oggi è il compleanno di coso, che ho aggiunto agli amici un annetto fa ma che in realtà non so manco che fa nella vita e non gli ho mai postato niente in bacheca (qualche anno fa avremmo scritto "e a cui non ho mai rivolto la parola", ma i riferimenti si evolvono).
E qui arriva implacabile la censura della redazione.
Ovviamente non emettiamo giudizi di merito (o, meglio, ovviamente ne emettiamo, ma ce li teniamo ben stretti), ma vi invitiamo ad un rigoroso esame di coscienza.
In realtà ci sono ragioni ben più stringenti per il disegno e l'attuazione del disegno sperimentale:
1. Pubblicità gratuita al blogghe
2. Per fare l'imbecille
La prima ripetizione sperimentale era stata in data 5 Aprile, ma lì ci fu un errore marchiano in sede di progettazione dell'esperimento: il 5 Aprile era Pasquetta, giorno in cui in pochi accendono facebook, preferendo un bel costoliccio cotto bene all'aria aperta o un conigliolo cucinato alla brace seguendo alla lettera le linee guida diramate dal WWF sull'etica del trattamento degli animali da cucinare (chiedere ad Alessandro Carnevali per una consulenza tecnica sulle linee guida). Urgeva, pertanto, una ripetizione, e il giorno ideale è stato individuato in domenica 10 ottobre.
Da urtimo, ci preme ringraziare colui che ha dato un contributo fondamentale alla buona riuscita dell'esperimento in entrambe le occasioni, il buon Albe. La prima volta, mostrando il suo gradimento per gli auguri del poro Maurizio (sappiamo bene a quale delle 3 categorie sopraelencate lei appartenga, ing. Vaccaro, non si preoccupi), la seconda, buttando una secchiata di benzina sul fuoco col suo "Come si festeggia?". Grazie, di cuore.

domenica 10 ottobre 2010

Messa in inglese (e molto altro)

Il giorno successivo alla pubblicazione del post precedente, il magico Tom Falck (sì, proprio lui, il tedesco che mi fece il colloquio presentandosi con magliettona color sabbia con evidente scritta "adidas" sul petto e sandalo di gommaccia dei cinesi con immancabile calzino) o non ti si presenta con una polo con sfondo bianco baroccamente adornato di un motivo grigio-verde-vinaccia, il tutto in tinte molto spente: degna dei miei migliori pigiami! No, amore, forse anche peggio, guarda.
Bimbi, la Messa in inglese è un'esperienza! Non tanto per la lingua, alla fine si capisce tutto, è abbastanza uguale alla Messa in italiano, quanto per alcuni dettagli che non sono sfuggiti all'occhio avido di spunti della redazione. Quindi il fatto che sia in inglese alla fine non è un parametro importante. Non avremmo dovuto dire "Messa in Inglese" ma "Messa ad Eindhoven". Vabbè. Quel che ho scritto ho scritto (questa è una citazione, ma in pochi mi aspetto che la colgano) (tanto per cambiare).
La prima cosa che fa il prete, canuto esemplare di mezza età dallo sguardo tra il furbo e l'allucinato, tipico degli stupratori di bambini, è quella di invitare i bambini più piccoli a seguire un paio di catechisti giovani sul retro della Chiesa dove... fanno dei disegni sul tema della Parola del giorno. Speriamo. Diciamo che, contestualizzato, l'inizio è evocativo. Fatto questo, il nostro comincia una breve introduzione alla liturgia del giorno con un "Bradesnìsters!" sbiascicato ma fiero e impostato. Tutte le sue parole sembrano pronunciate da un attore, il top si raggiunge quando sostituisce il nostro preghiamo con uno scanditissimo "Let - Us - Pray!", dove i trattini indicano delle pause che la scrittura può solo far intuire. Un bel personaggio, insomma.
Parlando di personaggi, non possiamo dimenticare Roberto, il chierichetto biologicamente 20enne ma 60enne nell'armadio. Ha origini spagnole e uno strano sguardo assente. L'ho conosciuto la prima domenica, dopo la celebrazione. Da lì ci salutiamo ogni volta, una volta ha anche buttato là una battuta agghiacciante, con tanto di ammiccamento finale, legata a una cosa che aveva detto il prete durante la Messa. Mah. Diciamo che se il prete fosse davvero un pedofilo, avremmo trovato la vittima. E, secondo me, tra poco si trasformerà in carnefice a sua volta. Quello sguardo assente un mi garba per niente.
Il coro dei ragazzi del gruppo internazionale (tutti neri e un indiano) è abbastanza strampalato, ma si vede che ci provano con impegno. Bravi deh, mi state simpatici. Ho anche cominciato a frequentare gli incontri dopo la Messa (ci sono 2 volte al mese). Dai, c'è di peggio, la discussione di oggi sulla figura di Maria è stata proficua. Avanti così. Tra l'altro ho scoperto che "Oh happy day!" è una canzone di chiesa. L'hanno cantata l'altra domenica all'offertorio. In realtà i canti li scelgono un po' a cazzo, nel senso che non è che facciano tanto caso ai vari momenti dell'Eucarestia, né alla Parola del giorno. Ma tanto anche in altre parrocchie ben più quotate fanno lo stesso, quindi non facciamo tanto gli stintignosi. E' evidente che non cito esempi per evitare dispute coniugali. Ma tanto sai di cosa parlo.
Ma la ciliegina arriva alla fine: dopo la Messa, cascasse il mondo, tutti si ritrovano in una stanzetta e c'è un piccolo rinfreschino (caffè, the, acqua, qualche pasticcino) e la gente sta lì a chiacchiera una mezzoretta. Ganzo deh. All'inizio ero scettico, dall'alto del mio puritanesimo, invece fanno ma bene, fa Chiesa abbestia.
Prima di gettarmi in una riflessione controversa e inspiegabile (nel senso che non pensiamo di riuscire a spiegarla, tanto più che ancora non è completamente definita neanche in seno alla redazione stessa), una notizia esilarante. Gli fa una sega ir contrappasso ai cauboi cileni, deh. La chiosa del presidente dell'organizzazione (v. la fine del trafiletto a destra) è poesia.
La riflessione, dicevamo. La scelta del ragazzo/a, compagno/a, fidanzato/a, marito (bravi, non ci siete cascati) /moglie è abbastanza cruciale per la vita, ed è altrettanto complessa e sfaccettata. Bisogna considerare il carattere, la compatibilità, i valori, l'aspetto fisico e tutta un'altra serie di cose. Bisogna inoltre considerare che sarebbe consigliabile che l'altro/a fosse consenziente, ma questo è un altro discorso. Nonostante ciò, l'unica classificazione applicata in modo rigoroso riguarda i gusti sessuali: si può essere etero o gay (la trattazione dei bisex, meglio noti come "tutto bono", esula dagli scopi di questo testo, la bieca esaltazione del piacere organico non è degna di essere analizzata). Stringi stringi, la prima selezione si fa in base al gusto sessuale. Poi, per carità, non mi verrebbe mai in mente di stare con una persona cattiva. Ma di sicuro non con un uomo. Poi, per carità, avrei difficoltà a stare con una persona che non mi attrae fisicamente. Ma di sicuro non con un uomo. Non ho una conclusione intelligente per questa riflessione. Rimane aperta, così, ma può essere uno spunto per una discussione, oppure può continuare a rimanere lì nel mondo delle riflessioni sterili. Del resto le riflessioni sterili hanno una loro dignità intrinseca in quanto esercizi del pensiero. (Boia deh).
Non perdetevi il prossimo post, che si preannuncia scoppiettante. Tags: strutture, comunicative, esperimento, sociale.

domenica 19 settembre 2010

Comunicazione

I due mesi precedenti alla partenza alla volta di questa terra umida (in realtà in questi giorni non è che sia piovuto tanto, ma non lamentarsi del clima olandese è decisamente out) e fredda (boia deh, diaccia è diaccia davvero, venerdì sera, alla mitologica festa in Tramstraat 23 (casa di Albe, ci saranno state 100 persone(corsi e ricorsi storici)) il termometro indicava una sola cifra a sinistra del separatore decimale) sono stati ossessivamente caratterizzati da 2 parole e un segno di interpunzione: "E Lucia?"
Roba da chiodi: te ne vai a vivere a fanculo fra pochi giorni, lo annunci tutto gasato alle persone che ti circondano, e tutto quello che ottieni (da tutti, nessuno escluso!) è una domanda sulla vita di Lucia. Ma proprio non ve ne frega niente di quello che pensa la redazione? Ma proprio non vi interessano i motivi che ci hanno spinto a scrivere post dal "buco del culo del mondo" (citazione testuale della vostra amata beniamina)?
Da una parte questa cosa mi ha fatto molto comodo, perché, in molti casi, mi sono potuto tenere per me le paure, le ansie, le aspettative, l'entusiasmo per questo grande passo. Sai che paio di palle raccontare a tutti il guazzabuglio del proprio cuore umano fino a farlo diventare stereotipo, svuotandolo del pathos tempestoso di quei giorni e non ancora pienamente estinto!? Tra l'altro, anche la vostra amata beniamina non è che fosse entusiasta della cosa, visto che il guazzabuglio spiattellato era il suo.
In realtà, dopo una lunga riunione preeditoriale, la redazione è giunta a questa conclusione: non è possibile che a nessuno degli interpellati fregasse una beneamatissima ceppa di Luca e del suo cambiamento, vista la dimensione del campione ciò sarebbe statisticamente improbabile (o, di tutti i mi amici ce ne sarà almeno uno, che cazzo, che si interessa un poìno, o no!?). La realtà è che il nostro cervello interpone delle sovrastrutture comunicative fra le nostre reazioni a caldo e la logica. E' un impulso a bypassare la questione nodale in cerca del dettaglio pruriginoso. E' un impulso a manifestare una reazione che, sbagliando, si ritiene attesa dall'annunciatore prima di aver focalizzato il significato dell'annuncio medesimo. E' una reazione inconsciamente egoista, insomma.
La conferma validante la teoria è giunta in redazione qualche giorno fa dal racconto della magica Francesca Rossi (nome di fantasia per garantire la privacy; l'idea iniziale era di scrivere il suo vero nome e poi scrivere "nome di fantasia", la privacy sarebbe stata garantita lo stesso, ma non rischiamo). "Sai mi sono lasciata", ci dice lei, così come ha fatto con altre decinaia di persone in questo periodo. Ebbene, tutti, nessuno escluso (vabbè, la redazione stava già maturando questa teoria, quindi non fa testo se non è caduta nell'errore) le hanno risposto con il più gratuito dei "mi dispiace". Il punto, infatti, è che Francesca è contenta come una Pasqua di essersi lasciata perché ha capito che quel rapporto non la rendeva più felice, quindi, nonostante le tribolazioni (abbondandti) del caso, lei si sente liberata. Ma a nessuno sembrerebbe interessare niente di tutto ciò. L'importante è manifestare compassione, simpatia (entrambe in senso etimologico), senza neanche porsi il problema se ce ne sia bisogno o meno. Sarebbe bastata una semplice domanda razionale ("E te come stai?") ad evitare il rischio di un fraintendimento ("Ma come, ti dispiace di vedermi più serena!?"). Sovrastrutture comunicative, bello deh!
Come di consueto il dibattito è aperto, si accettano spunti e dati pro e contro la teoria.
Ma la comunicazione ha tante forme, non solo quella verbale (e il nuoto è lo sport più completo). Ad esempio, il modo di vestirsi. Gli olandesi sono un popolo che quando escono (popolo = tante persone, ricordiamolo per i nuovi lettori che non sono ancora familiari con la poetica del blogghe) ci tengono a vestirsi a modino, con le cosine giuste, gli accostamenti azzeccati etc. Lo si deduce anche dai tanti negozi di vestiti bellini che ci sono qui. Questo trend è, però, confinato all'esterno dell'High Tech Campus di Eindhoven, o, quanto meno, all'esterno dei dipartimenti di ricerca. Si vedono delle cose allucinanti, ad esempio:

  • stessa camicia per tutta la settimana lavorativa lunedì t/m (che vuol dire "da a estremi inclusi" in olandese) venerdì per un brasiliano trapiantato prima in Germania e ora qui;
  • camicia a righe verticali con gilet a rombi per un cinese che, porino, c'avrebbe anche dei bei vestiti, ma li accozza a cazzo di cane, come nel caso riportato;
  • felpone sportive cheapissime rigorosamente nere da uomo per la polacca con cui condivido, temporaneamente, l'ufficio (colpo di classe: pantofole sanitarie che tiene lì in ufficio e che non manca di indossare puntualmente ogni giorno dal momento in cui arriva al momento in cui riparte)
  • ma quello che all'unanimità è stato eletto dalla redazione come must della stagione autunno/inverno 2010-2011 è la camicia sotto alla polo a maniche lunghe, con tanto di doppio colletto, per il caro Paul Damink, che ha appena lasciato il gruppo: caro Paul ci mancherai!
Per lo meno anche in questo c'è una comodità: per quanto mi possa vestire a caso la mattina, sarò sempre nella top 3 dei più eleganti!

domenica 29 agosto 2010

Il post più atteso

Era nell'aria. Si sapeva che questo post non avrebbe tardato. Ed eccolo là: dopo sole 2 settimane dal trasferimento ad Eindhoven (lo sapevate tutti, vero?) il primo post internescional (o auannaganna, che dir si voglia). Il post dovrebbe essere prolisso, troppo persino per la redazione (che di certo non annovera la sintesi fra le proprie doti più spiccate), quindi bisogna accontentarsi. Del resto, stavolta forse è arrivato il momento di realizzare il proposito proposto in ogni post programmatico ma mai rispettato: post più frequenti e più brevi. Tanto, alla fine, la sera a casa la redazione riesce con facilità ad isolarsi dal resto del mondo, dato che ha deciso, suo malgrado, (suo malgrado una sega, o così o ghianda!) di andare a vivere da sola in un accettabile bilocale su due piani in Hoogstraat 371.12.
L'idea, in realtà, sarebbe di rimanere qui per il primo periodo, dopo di che cercare qualcuno interessato a condividere un appartamento con un giovane brillante piacevole nell'aspetto e di sicuro avvenire. La sera cenare da soli è bigia. E poi 750 euri ar mese per 40, max 50 metri quadri non so mia poi. Almeno le bollette sono tutte incluse (deh, asciugati). E poi c'è la piscina. Davvero, c'è la piscina. Non è gigantesca ma c'è la piscina. Peccato che non sarà umanamente accessibile fino al prossimo luglio, dato che l'acqua sta per congelarsi, ma c'è la piscina.
La piscina (e la lavatrice) non è solo mia, dato che abito in una sorta di complesso di piccoli appartamenti (12), più o meno simili a questo, popolati da giovani impiegati per lo più Philips. La posizione è spettacolare, meno di 10 minuti di bici dal High Tech Campus (yeah) che è il posto dove lavoro (insieme a circa altre 7999 persone che lavorano per Philips o per una miriade di altre compagnie più o meno piccole, una sorta di indotto, forse), circa 15 minuti dal centro della città, circa 200 m da una piazzetta su cui si affacciano supermercato, banca (per ora è inutile perché ho un conto su cui ci sono 0 euri, dato che Fernando Philips non si è ancora degnato di pagarmi) fornaio, barbiere (inutile, e non solo per ora), gelateria, Blokker (una specie di emporio, c'ho comprato tutto per la casa, dai coltelli all'aspirapolvere), videonoleggio (mi chiedo come facciano a sopravvivere, dato che anche Blockbuster c'ha poino a fallì) (Ibra intanto sta dicendo "Quest'anno vinciamo tutto" nel centro del campo di San Siro nell'intervallo di Milan-Lecce) (e lo sta dicendo con quello sguardo a ebete che lo contraddistingue) (in realtà crediamo che nel Milan possa fare la differenza davvero, ecco il perché della frecciatina). Ora poi che ho comprato quasi tutto (manca praticamente solo una cassettiera di plastica, che andrò a comprare domani sera proprio da Blokker) la casa sta assumendo un grado di vivibilità decente. Non mi lamento, anche se nei prossimi giorni mi incontrerò con un ragazzo italiano lavoratore che sta cercando qualcuno con cui condividere un appartamento (la cena da soli è triste) (e 750 euri so un milione e mezzo di lire, come direbbe il miglior Ale): l'idea sarebbe cercare una casa più grande, non certo rimanere qui.
Direi che per stasera può andare bene così, il racconto deve essere graduale e distribuito.
Ah no, fermi, mi so dimenticato una cosa: o che cazzata è il nuovo blog del poro Mucci!? Lui è fissato co ste cose moderne da giovani... mah! Che vi devo dì!? Volevo commentà pe offendelo, un c'è stato verso, un so mia stato bono! Sarò troppo vecchio io, per carità...

Una cosa poi la voglio aggiungere: fra le varie peregrinazioni, questa è la prima città senza una torre famosa (è anche la prima all'estero, ma questa è un'altra storia). Però che libidine poter usare ancora la bicicletta! Le mie arterie ringraziano!

domenica 18 luglio 2010

Ripartono le storiche campagne del blogghe

Sì, obiettivamente c'è voluto un po' a maturarlo, in realtà è un'idea di cui in redazione si è spesso discusso, ma mancava un po' di materiale che validasse la teoria e che contribuisse a spiegarla. A dire la verità, il reperimento degli esempi non è stato poi così complicato: bastava che la redazione frucasse nei cassetti della memoria di gerryscottiana memoria (perlappunto) e nelle bacheche dei vostri profili fb.
La campagna che vuole lanciare oggi il blogghe va contro lo scempio a cui assistiamo ogni giorno: l'utilizzo scriteriato e degradante delle citazioni. Un titolo opportuno, sebbene non oltremodo illuminato, per questa campagna potrebbe essere "CITAzioni", dato che "l'arte di riportare parole dette, scritte o cantate in precedenza da altri, astraendone il significato dal contesto originale e inquadrandole in quello attuale senza travisarne il senso generale, al fine di spiegare, supportare o, semplicemente, asserire un concetto" (virgolettato avente valore di definizione) è oggi bistrattata da primati non umani ma, ahinoi, aventi diritto di parola. Per entrare nel dettaglio, serviamoci di alcuni esempi.
  • "L'essenziale è invisibile agli occhi" da "Il piccolo principe" di Antoine de Saint-Exupéry: stilema conciso, sacrosanto, poetico nella costruzione, insomma un candidato perfetto per una citazione. Troppo perfetto. Ormai sfocia nel dozzinale. Lo citano tutti. Un disastro. La banalità è il primo nemico della citazione atta a suscitare merevigliato interesse nell'ascoltatorebarralettore.
  • "I venticinque lettori" di Manzoniana memoria: il peccato di questa citazione è simile al punto precedente (probabilmente è l'introduzione più nota in assoluto), con l'aggravante della possibilità circoscritta di utilizzo. Stucchevole, infatti, risulterà quell'introduzione che riporterà questa falsa modestia (unica pecca del libro sacro "Teoria dei segnali" di Marco Luise, altresì perfetto).
  • "Se un uomo non è disposto a rischiare qualcosa per i suoi ideali, o i suoi ideali non valgono niente o non vale niente lui" di Ezra Pound: citare la frase più arcinota di Pound ti farà apparire più fascista? O forse ti farà apparire un fascista colto? Si trova su qualsiasi forum di ultras, le citazioni vere sono nascoste nei libri o nelle canzoni.
  • "Libertà non è star sopra un albero, libertà non è il volo di un moscone, libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione" Booo, cazzo, la sai te la curtura, eh! Sai anche a memoria le canzoni di Gaber, allora le sai tutte davvero deh! Putroppo la so anche io, che conosco 2-3 canzoni di Gaber e che non voglio fare l'alternativo, oltretutto colto, al contrario di te.
  • "Lentamente muore" di Pablo Neruda. Che immenso paio di coglioni! Non se ne pole più! Questo poveròmo unn'ha fatto artro che arrovellassi ir cervello tutta la vita e te sai artro che questa poesia che la sa anche ir maiale! Esistono miliardi di libri, miliardi di canzoni, milliaia di filmi: o studia un poino, deh!
Beh, crediamo di aver reso l'idea. Per fortuna all'interno della redazione possiamo vantare diversi esperti nel settore citazioni, quindi non corriamo di questi rischi. Gentili lettori, vi invitiamo a fornirci ulteriori esempi che avvalorino questa campagna, siamo certi che non avrete difficoltà a trovarne. La nostra attività continuerà indefessa, e prontamente segnaleremo ciò che ci verrà sottoposto.

Ah già, il mondiale. Partite ne abbiamo viste poche (la redazione lavora senza posa, mica come voiartri!), l'impressione generale è stata quella di un torneo canonicamente noioso fino ai quarti, con un ringalluzzimento nelle fasi decisive, terminato con una finale immancabilmente deleteria per gli organi spermatogeni. Gli spunti sono stati molti, ma ne vogliamo sottolineare solo due, uno prettamente agonistico, l'altro più di costume. Aldilà del risultato finale, questi campionati del mondo hanno sancito la vittoria morale della Germania, compagine che ha usufruito del tifo sfegatato di tutta la redazione dal momento in cui abbiamo letto la formazione titolare (e la panchina) per la prima volta. Se si escludono un paio, massimo 3 eccezioni, tutti avevano meno di 26 anni, molti meno di 23, alcuni 20. E gioavano tutti sodo a pallone con un senso logico, con sicurezza tattica e con capacità tecnica! Uno spettacolo! Per quanto riguarda lo spunto extraagonistico, una denuncia contro il florilegio di inutili blog nati per spiegarci gli aspetti più multisfacettati (si legga le peggio cazzate) di questi mondiali sui siti dei principali quotidiani non solo sportivi. Blog di pochi post, e quei pochi di scarsissimo interesse e di nessuna originalità, sebbene l'originalità fosse ciò per cui erano nati (fornire analisi da punti di vista insoliti). Lo stesso dicasi degli approfondimenti etnosociologici dei cronisti pallonari RAI, ritrovatisi inaspettatamente senza un cazzo da fare in Sudafrica dopo la dipartita della rappresentativa azzurra (qualsiasi paragone con i cugini teutonici sarebbe insostenibilmente crudele).

Ultimo cenno
: non ci sono commenti nel merito dell'iniziativa, a dir poco sacrosanta, ma consentiteci una citazione (nella sua accezione più corretta) goliardica ma non per questo denigratoria: "OSTERIA NUMERO VENTIIIIIIIII..."

sabato 5 giugno 2010

Lo giuro, ne parlo solo all'inizio!

La redazione all'unanimità (come sempre, del resto) aveva deciso di non parlare più di calcio nei prossimi post (per un po'), ma la notizia che ha suscitato tanta ilarità nelle lunghe e grigie riunioni editoriali merita almeno un accenno: capitan Cannavaro ha firmato un biennale con l'Al Ahly, squadra dell'eccessivo emirato di Dubai. Lol è poco, neanche rotfl forse è sufficiente. Rivendichiamo lo Special One, Battisti, Mina, Bjorn Borg & co.
Eppoi un altro piccolo omaggio al nostro condottiero: riportiamo testualmente da gazzetta.it:
"‘Sono a Berlino, nel tuo stadio’
‘Com' è il Bayern, mister?’
‘Vinciamo 2-0’
Scambio di sms tra José Mourinho e Marco Materazzi, come mostrato dal vivo dal giocatore ad Andrea Elefante, giornalista della Gazzetta. Mourinho era andato all’Olympiastadion di Berlino una settimana prima della finale di Champions, per osservare il Bayern nella finale di Coppa di Germania."
Conoscevamo le sue doti, dopo gli ultimi due post saranno chiari a tutti i poteri divinatori del nostro ex condottiero. (Al Ahly, ma te ne rendi conto!?) Buona fortuna mister.

Basta, davvero.

L'argomento centrale del nuovo post (sappiamo che siete lì trepidanti da circa una settimana) è un panegirico compensativo (o compensatorio) (o compensato) a un cantautore sottovalutato dalla scena pop italiana. Un genio, un artista del significante che si sublima nel significato. Chi di noi non ha pensato "chi è quel demente col vestito elegante che balla (?) da cretino sulla base di quel suo tormentone che suggerisce, sagace, l'arrivo dell'Estate 2003?"? Ci sbagliavamo. Dopo un lungo percorso come frontman dei Denovo, band di culto della New Wave italiana targata anni '80 (su per giù c'è scritto così su Wikipedia), nei primi anni '90 Mario Venuti irrompe come solista sulla scena pop italiana con un primo album dalle sonorità brasilianeggianti. Dopo un secondo album di formazione, arriva il grande successo di pubblico della hit "Mai come ieri" (se non l'avesse cantata con Carmen Consoli, voglio vedè chi lo stracaava di pezza). Infatti, da lì in poi, la gente continuerà ad osannare la cantantessa (riguardatevi la storia recente di questo spazio) e a sbattersene i coglioni del poro Mario. Il successo vero arriva solo nel 2003, appunto. Ma da qui in poi la storia la sapete (arméno vesta, deh).
Vocalmente non troppo dotato, Mario si distingue, secondo la redazione, per la capacità di affrontare argomenti di ogni genere con un linguaggio morbido, luminoso, allusivo. A dire il vero, le idee libertine (si pensi all'elogio del tradimento "Nella fattispecie"), sono piuttosto lontane da quelle della redazione, ma il modo verboso e ricamato di esporle è quanto di più affine ai nostri gusti possa esistere ("Estendere la vita circoscritta all'anulare ha controindicazioni nel sociale", che ve lo diciamo a fa). La polemica osservazione della società di "Addio alle armi", la delicatezza nella descrizione del difficile amore del figlio gay nei confronti del padre poco accondiscendente (zipilla di elementi autobiografici, credo) di "La verità dei limoni", sono solo due esempi delle vette letterarie raggiunte dal buon Venuti (non a caso ho scelto due capolavori dissimili nel contenuto, ad evidenziare l'ampiezza picco-picco del segnale della sua maestria).
Se a questo uniamo alcune analisi psicologiche raffinate che non possono non colpirici nell'individuale ("Quanto tempo abbiamo perso inutilmente, seguendo dei percorsi inevitabili" è il riassunto perfetto di circa 3 anni della mia vita, ma il lettore può trovarne di proprie) abbiamo il quadro completo di un ricchissimo cantautore.

Bene, detto ciò, un paio di cazzate.
Video n. 1: per la redazione è duro da digerire, ma è impeccabile sotto molti aspetti. In più fa sdraià dalle risate.
Video n. 2: fa sdraià dalle risate e basta, non c'è niente da dire. Se non il consiglio di sfogliare i video correlati. 10 minuti boni di risaie.

E tra poco... giapponese! (Tra poco una sega: Gianni ha prenotato per le 21.30 e so le 18.26) Alla faccia di chi non ci vole venì!

domenica 30 maggio 2010

Cronaca di una vittoria annunciata

Sotto sotto ci credevamo, sapevamo di essere più forti. Dopo tutto loro erano arrivati lì con un goal in fuorigioco di 1 m per battere la Fiorentina, con un quarto di finale ripreso per i capelli in una strana partita all'Old Trafford dal sapore dolciastro di vendetta (lettore, se non cogli il riferimento la tua cultura calcistica è da rivedere), con una semifinale troppo facile contro un Lione in perenne smantellamento e in disarmo. Anche noi eravamo stati aiutati dagli arbitri, anche noi avevamo avuto un turno agevole (nei quarti), ma eravamo più forti. Intorno alla partita c'era un senso di attesa più che di tensione. Era difficile rendersene conto sabato 22 maggio intorno alle 20, ma è stato tutto evidente al triplice fischio dell'impeccabile quanto nerboruto arbitro Webb. Sì, siamo campioni d'Europa, oltre che d'Italia e del Nonno!
Ragionandoci a mente fredda, l'Inter è la squadra che ha meritato di più la vittoria in questa Cèmpionz. Infatti, (quasi) nessuno si permette di ricordare che il Barcellona dei miracoli targato Guardiola ed Eto'o (non certo Ibra) (rotfl) (gratitudine eh, per carità, comunque rotfl) del 2009 ha superato il Cèlzi in semifinale grazie ad un arbitraggio discutibile (si legga allucinato) di Ovrebo (ineluttabilità delle teorie di Vico o cecità dei dirigenti UEFA?) e ad un jolly pescato da Iniesta quando Abramovich aveva ormai prenotato il volo per Roma. Giustamente non viene ricordato, perché trascurabile rispetto alla meraviglia della perfezione blaugrana. Ecco, lo stesso si può dire per questo trionfo nerazzurro e per gli episodi favorevoli contro il poro Cèlzi e gli stessi catalani. Alla fine è sembrato quasi logico, quasi giusto che l'Inter abbia vinto.
Viverla a Madrid sarebbe stato un sogno (un po' caro come sogno, a dire la verità), ma anche lo spettacolo di pubblico offerto dalla MaccARena di via Mozambico, gremita in ogni ordine di posti, non è stato niente male.
La partita l'avete vista tutti: 10 promettentissimi minuti all'inizio, con un centrocampo aggressivo pronto a bloccare le ripartenze bavaresi e lesto nell'innescare le bocche da fuoco, seguiti da un leggero arretramento del baricentro culminato nel capolavoro dell'1-0. Per la descrizione del goal si veda il Manuale del Contropiede, pagina 28. MaccARena in tripudio, needless to say. Il resto è stato una sinfonia del catenaccio, resa ancora più maestosa dall'uscita bassa di Julio Cesar su Mueller nell'unico rischio corso dalla nostra porta. Il 2-0 è un inno all'implacabilità di un centravanti che ha sublimato la sua stagione monstre con i 4 goal decisivi per le 3 competizioni vinte. A dire la verità, è anche un inno all'inadeguatezza della coppia centrale del Bayern.
La redazione ha deciso all'unanimità di non tributare ringraziamenti particolari a nessuno , ma di riunire sotto un unico immenso GRAZIE tutti i tesserati dell'F.C. Internazionale dell'anno 2009/2010.
Lo strascico di polemiche per l'addio di Mou dopo quest'annata irripetibile non riguarda più di tanto noi tifosi. Lui ci ha dato tutto. Mancano solo le briciole, chiunque ormai sarebbe in grado di raccoglierle. Da sempre la redazione sostiene chi abbandona quando è al massimo. Tanto di più è impossibile. L'alternativa è fare come chi, dopo aver dato tutto in 15 anni di carriera di livello europeo sempre al top, va ad elemosinare la chiusura della carriera nella sua città natale. E' ovvio che il Napoli non ti voglia Fabio! (E le parole della redazione non sono dettate dai due anni catastrofici in cui quel gobbo di merda ha vestito la maglia della Beneamata.) (Giammai.)
Un piccolo omaggio per la partenza. Risale a più di un anno fa. Eravamo appena stati eliminati dalla Cèmpionz in modo netto e ineccepibile da un non irresistibile ManUtd. In molti (redazione compresa) ti avevano preso per matto. Grazie. (L'omaggio era il video in cui Mou diceva "Ora so cosa dobbiamo fare per vincere la Champions", o qualcosa di molto simile. Ma dopo una lunga ricerca la redazione non l'ha trovato; se ci riuscite comunicatelo alla redazione, verrete ringraziati pubblicamente in seguito alla pubblicazione).

Il post che la redazione pensava di scrivere non aveva niente a che fare con il calcio (si noti l'artifizio retorico atto a creare suspence attorno al prossimo post, oltre che a riportare all'ovile i lettori e/o le lettrici stuccati dagli ultimi post a sfondo pallonaro), ma tutto questo era necessario.

domenica 9 maggio 2010

Eh no, caro Maurizio, non aspetterò la finale per scrivere! Aspettavo solo un pomeriggio tranquillo come questo per tirà duottré cazzate!
Sulla finale che devo dire: cazzo, ho visto l'Inter dominare (andata) e disinnescare (ritorno) il Barcellona con sicurezza e autorevolezza, non chiedo nient'altro a questa splendida stagione. Ha straragione Mou quando dice che non importa se l'Inter vince o no la Coppa, l'importante è che è diventata una grande del calcio europeo, in grado di giocarsela a viso aperto con tutti, Barcellona compreso. Non è un modo di mettere le mani avanti, è il nodo della questione. Il ritorno col Barcellona è stato imbarazzante, soprattutto nel secondo tempo, ma dopo l'espulsione (ineccepibile) di un Thiago Motta al solito troppo nervoso e con il cronometro che scorreva non si poteva chiedere altro. L'organizzazione difensiva però è stata impeccabile.
Alla fine del primo tempo Lucia si è addormentata, quindi, per non svegliarla, ho seguito la partita immobile e in silenzio. All'85' ho cominciato a sentire distintamente i battiti del cuore, la frequenza aumentava, era tanto che non sentivo quella tensione per l'Inter. Il silenzio intorno a me è stato fondamentale quando mi ha permesso di sentire il fischio dell'arbitro che interrompeva l'azione del possibile goal del 2-0 (i nostri difensori, tra l'altro, si sono fermati abbondantemente prima della battuta a rete di Bojan), evitandomi l'infarto che il Macca ha avuto sugli spalti del Camp Nou. Tanta goduria per quel manfruito di Ibra (mah, la foto, per quanto sembri eloquente, secondo me può avere mille spiegazioni, eppoi, in fondo sono cazzi suoi) (bella gag). Massima gratitudine per quello che ha fatto negli anni scorsi, ma anche massima letizia nell'averlo fatto ricredere su quale fosse la piazza migliore per tentare l'assalto alla Coppa dalle Grandi Orecchie.
Un applauso particolare allo Special One, che è riuscito a costruire una squadra vera più con la psicologia che con la tattica, a dire il vero. Però, e mi duole, non se ne può più di tutte le polemiche e frecciatine varie. E' colpa anche di queste cose se poi si assiste a partite vergognose come la finale di Coppa Italia. Questa coppa ha ormai un valore risibile, ma è ascesa alla ribalta solo perché, per caso, la finale si disputava fra Inter e Roma e, soprattutto, dopo la farsa dell'Olimpico di pochi giorni prima. Ecco perché è stata montata a più livelli per tre giorni una tensione generale che è sfociata nella caccia all'uomo di mercoledì sera. C'erano 5 espulsioni nette (Mexes, Burdisso, Totti (prima del calcio a Balotelli), Taddei), ma non è questo il punto: quello che disgusta è la condotta di gara della Roma, il nervosismo, le zampate, i cazzotti addirittura. Sicuramente gli interisti avranno provocato, eh, anche se noi telespettatori non lo possiamo dire. Ma la pedata di Burdisso a Sneijder dopo 40 secondi (!) lascia pensare che le provocazioni non siano state la scintilla: non ce ne sarebbe stato il tempo! In tutto questo voglio conferire la menzione d'onore a Ranieri, che (quasi) mai si fa trascinare nella polemica becera e gratuita che caratterizza, velenosa, il nostro calcio e di cui, ahimé, il nostro allenatore è il principale attore.

Finita la digressione calcistica (anzi no, beccatevi questa (si è perso il senso della realtà)), un consiglio per il prossimo anno: la Mostra dell'Artigianato a Firenze. La redazione c'è andata il 25 Aprile con un gruppetto eterogeneo grossetano-valdelsano-montefiasconano. La partenza parzialmente scettica ("sì, va bene, andiamoci, almeno si fa qualcosa di diverso") si è rapidamente evoluta in un ritorno decisamente entusiasta ("Boia deh, maiala spacca, bella esagerata!"). Ganza davvero. Un sacco di robina da vedere, artigianato italiano e internazionale, di valore e non, culinario e decorativo. Andateci.

Ci stiamo facendo brutta pubblicità. Non è esprimendo questi concetti di dubbio valore scientifico che recupereremo consensi. Ammettiamo le nostre colpe! Non diamo adito a chi ci addita come pedofili e oscurantisti (pericolosa accoppiata) continuando a nasconderci dietro argomentazioni risibili come queste. La pedofilia esiste nella Chiesa come al di fuori. Isolando i colpevoli e consegnandoli alla giustizia terrena (come ci invita a fare Gesù stesso) nessuno potrà più identificarci come una minaccia per i pargoli. Perché emergerà l'esercito di sacerdoti seri e capaci di cui disponiamo. E che ora sono costretti a provare imbarazzo per tutta la categoria.

Meno male che c'è qualche industriale illuminato che dimostra empiricamente non solo la sostenibilità ma l'efficienza di una razionalizzazione del lavoro in base al lavoratore! Noi a E.S.Tech l'abbiamo capito da tempo, ma noi siamo pochi. Questi so tanti, eppure il risultato non cambia. La scalabilità del fenomeno risulta, pertanto, dimostrata. E' facile: se c'è collaborazione e non contrapposizione fra dirigenza e operai, a parità di ore di lavoro la produzione aumenta, perché aumenta la produttività in virtù di un'aumentata serenità del lavoratore. Banale.

Infine, lasciatemi esprimere la più viva preoccupazione per le catastrofiche previsioni sul futuro della più alta opera di ingegneria mai concepita: la banana! Sapore ottimo, qualità nutritive eccelse (spicca la ricchezza di potassio, una mansanta per i muscoli affaticati), praticità di trasporto e di sbucciatura anche senza utensili di sorta, impossibiltà di sporcarsi. Eppure il suo destino è a rischio. Leggete e unitevi a me nella preghiera perché queste congetture restino tali. E rilanciate la nostra campagna "OGM? Au, avoglia!"

domenica 11 aprile 2010

Frammentariamente

Alla Cooppona vicino alla stazione ci devano avè un CD solo da mettere mentre la gente fa la spesa. Il dubbio m'è venuto dato che, le ultime 3 volte che ci sono andato, ho sempre sentito la solita, scintillante canzone (Albe gradirà). D'accordo, è nella top 5 del decennio, però, deh...

"Buongiorno, sono Tiberi di E.S.Tech, la chiamo per avere delle informazioni a riguardo di un vostro prodotto, un attuatore lineare" "Guardi, mi dispiace ma non credo che saremo in grado di soddisfare le sue richieste visto che stiamo per chiudere." Silenzio di uno - due secondi. Per me sono stati uno - due anni. "Sa, questa crisi ci ha travolto, gli ordini sono crollati e adesso dobbiamo chiudere." Peso. Le uniche parole che riesco a sussurare sono "Mi Dispiace". C'è mancato poco che mi mettessi a piangere. Quando ho abbassato il telefono tutti i miei colleghi mi stavano guardando interrogativi, chissà che ghigna devo aver avuto. That God taxi driver.

Ora che Lucia ha capito (da sola!) e che mi ha promesso e si è ripromessa di usarli con parsimonia, finalmente posso lanciare questa campagna: "... una sega!" Perché devo leggere in continuazione su Facebook, Messenger, mail, sms frasi che, senza motivo alcuno, finiscono e/o cominciano coi puntini di sospensione! Questo bistrattato segno di interpunzione ha una funzione ben precisa nella lingua italiana (ah già, ma voi scrivete in urdu, quindi non siete soggetti alle regole della grammatica italiana), ossia quella di indicare una pausa narrativa atta all'attrazione dell'attenzione e alla creazione di suspence in attesa della spannung (o dell'acmè, per chi non conosce il tedesco) (citerei le barzellette e i motti del Querci come luminoso esempio di applicazione, "Gratisse... Gratisse è morto in Libia ner '15!") (da cui la "sospensione", per l'appunto), oppure per sottintendere maliziosamente qualcosa. "Buonanotte..." Beh!? A parte la tristezza di scrivere "Buonanotte" su Facebook (i lettori più fedeli ricorderanno il j'accuse di un annetto fa), ma cosa mi sottintendi con quei 3 puntini? "Pasquetta 2010..." Ma perché, cosa pensi che io debba immaginare vedendo la foto di te che mangi un panino col salcicciolo in campagna? Per finire le frasi senza dare connotazioni particolari c'è, tanto bello, il segno di interpunzione forte ".". Adopriamolo! Anche il tuo strano idioma ne trarrà giovamento. Riuscirai meglio a comunicare, avendo a disposizione un fondamentale strumento linguistico che, attualmente, è neutrale come la Svizzera.

"Modifica al Ddl sul biotestamento: la nutrizione può essere sospesa": così titolava un (bel) po' di giorni fa una pagina di corriere.it. Dopo le prime righe capisco subito che c'è l'inculata. "La commissione Affari sociali della Camera ha approvato un emendamento del relatore, Domenico di Virgilio (Pdl), che stabilisce che alimentazione e idratazione non possono mai essere sospese «a eccezione dei casi nei quali risultino non più efficaci nel fornire i fattori nutrizionali necessari alle funzioni fisiologiche essenziali del corpo»" In pratica si vieta l'accanimento terapeutico. Che novità! E chissà quanto c'hanno pensato! "Le deputate del Pdl Melania De Nichilo Rizzoli e Alessandra Mussolini sono uscite per protesta al momento del voto." Ne deduco che, se un medico vede che un paziente non riesce ad assimilare il nutrimento fornito, secondo queste due menti brillanti, dovrebbe continuare ad ingozzarlo via sondino nasogastrico. Forse per farci il foie gras. E si indignano anche del fatto che ci siano persone che la pensano diversamente. Meno male che ci ha pensato Marino a evidenziare quest'ovvietà. Mi sta sempre più simpatico, mi pento di non aver votato alle primarie. Cattolico serio (il volantino per le primarie si apriva con una citazione evangelica), laicista, pacato, ha scelto il verde e il viola per la sua campagna elettorale (verde e viola sono i colori sociali di E.S.Tech srl, ndr).

Siamo in semifinale di Cèmpionz. La Roma ci ha appena sorpassato in campionato, ma siamo in semifinale di Cempionz. Giocheremo col Barcellona, ma siamo in semifinale di Cèmpionz. Messi ne sta a fa due a partita, ma siamo in semifinale di Cèmpionz. Magari ci buttano fori, ma siamo in semifinale di Cèmpionz. E poi credo che non avranno vita facile. Ci danno tutti per spacciati, ma noi lotteremo. Stanno cercando ti tirarci dentro la loro merda, ma le nostre intercettazioni confermano la nostra pulizia, la differenza fra noi e loro. L'intercettazione tra Facchetti e Bergamo dimostra la nostra correttezza. Anche a me sembra strano che tutti inculassero e l'Inter no, ma quello che ho visto e sentito finora ci scagiona completamente. E siamo in semifinale di Cèmpionz, dopo aver battuto il Cèlzi du volte e dopo un quarto di finale a senso unico con una squadra abbastanza scarsa. Ma era scarso anche il Fulham.

Infine, in breve, un cenno alla sorpresa più gradita, inattesa e meglio organizzata del secolo: sabato 27 marzo, giorno del mio compleanno (non il 5 aprile, come avevo scritto su fb per condurre il mio "esperimento sociale", di cui parlerò in un futuro prossimo), ero a Grosseto. Visto che Lucia compie gli anni pochi giorni prima di me, avevamo deciso, di comune accordo, di cenare insieme in un ristorante di persone di sua conoscenza. Nessuno mi aveva fatto gli auguri durante il giorno (tranne Gianni, che te lo dico a fa). Si arriva al "Peccato di Ciacco", la padrona ci accoglie sulla porta e ci fa: "Vi ho lasciato un tavolo appartato nell'altra saletta, vi ho messo anche la candela!" Che gentile. Arriviamo nell'altra saletta e... tavolata di 18 persone, mega applauso, Albe pronto a fare le foto con il cannone di Robertina. E che cena poi! Bona esagerata! Grazie a tutti, soprattutto a te!

sabato 6 marzo 2010

Innanzitutto, il cambio del sottotitolo del blogghe, che non sarà sfuggito ai più attenti. La Torre degli Asinelli è un ricordo, andava cambiato. Trovo che questa citazione sintetizzi lo spirito polemico del blogghe e della redazione. Si è reso necessario aggiungere una parentesi, dato che il brano (che non credo ci sia bisogno di specificare) ha già compiuto il quindicesimo anno di età.
Sebbene si parli del 6 febbraio scorso, è opportuno descrivere la trasferta a Firenze per il concerto di Carmen Consoli al teatro Verdi (mica seghe, un si frigge mia oll'acqua). Sulla Fiesta c'era la redazione al completo, oltre a Lucia, la Paiolo ed un personaggio quantomeno folcloristico, amica della Paiolo ma conterranea della redazione (cioè, conterranea, sta a una cinquantina di km da Grosseto city, profonda montagna). Mi ricorda giusto giusto Lucia che si chiama Samuela.
Viaggio tranquillo, parcheggio a Paganico (e salato poi) in piazza Beccaria e poi a giro a caso a cercare il teatro, che, secondo i miei calcoli, non doveva esse lontano. Come ci conferma il magico Lungo, che troviamo immerso nella nightlife gigliata, per l'happy hour in uno dei locali più potta di Santa Croce. Visto che siamo partiti con buon anticipo (come da tradizione), c'è il tempo di mangiare un kebabbino in un postaccio dove ci mettono a sedere in un tavolo senza manco i tovaglioli. Il kebab pizzicava arrabbiato, sicché ci siamo dovuti rifare la bocca alla fiera del cioccolato in piazza Santa Croce. Boia deh, m'è toccato dà il borsello a Lucia perché sinnò ci finivo la tredicesima. Ci siamo limitati a due cremini di gusti assortiti a testa. Costati su per giù mezza tredicesima, ma aiutami a dì boni, deh!
E poi siamo andati al teatro. I concerti a teatro sono tutto un altro discorso. L'ambiente, l'acustica, la giusta distanza dalla massa (eravamo in un palco, mica nella platea). Alla redazione ai concerti gli ci garba d'ascoltà la musica, no di ballettà e di saltà. Prima di Carmen ha cantato un ragazzotto giovane e sconosciuto. Ha fatto quattro canzoni, niente di stratosferico, ma più che dignitoso, quantomeno originale, una voce preziosa. O, dopo la prima canzone, non ti parte un ebete a tutto foo: "Si vole Carmen!" Come si dice a Pari, l'orzo un'è fatto pé ciuchi. Ma sei a teatro (no nelle bettole popolate di anziani avvodkazzati e signorine di labile moralità che sei abituato a frequentare), c'è un ragazzo giovane e bravo che canta 10 minuti, o non gli rompe i coglioni, o fallo cantà anche se un ti garba! (Certo, il giudizio qualitativo richiederebbe quantomeno l'ascolto)
Poi comincia il concerto, sul quale non intendo dilungarmi: variopinto, elegante, espressivo, ricco. Voto 9. Peccato per le 3 o 4 gallinacce che, durante il concerto, a caso, partivano urlando: "Brava Carmen!". Il concerto al Saschall era la sera prima, devi esserti sbagliata, qui siamo a teatro. Io qui voglio ascoltare uno dei talenti più cristallini degli ultimi 20 anni, non te che berci. Ma non c'è il Daspo per la gente che va a teatro?
Chiudo con una nota nostalgica: dirigendosi verso la macchina per ripartire, soddisfatto, verso Siena, mi fa sete. Trovo un pachistano aperto fino a dopo mezzanotte (belli i mi tempi a Bologna), entro per una prosaica bottiglietta d'acqua (però leggermente frizzante (nel weekend la trasgressione è un must)) e mi si para davanti il sogno di ciascun universitario, specialmente di ingegneria: 4 americane 4, bionde, prosperose e gnude che si comprano 1 litro di leggerezza a basso costo sottoforma di un cartone di Tavernello bianco. Mi stavo per commuovere.

Segnalazione d'obbligo per il buon
Odd-Bjoern Hjelmeset. Eh, i ritiri so brutti sì. Eroe (cfr Napoli).

sabato 27 febbraio 2010

Inter - Chelsea (o, almeno, come l'ho vista io)

Se è vero che la fantasia salvaluomo e che la fantasia è libertà, è vero anche che non dovrebbe essere lo strumento di base utilizzato dai giornalisti sportivi italiani per la descrizione delle partite. Un conto sono i commenti tecnici, un conto la cronaca (anche se l'orizzonte è diventato nebbioso e sfumato). Se poi proprio la vuoi commentare, almeno non scrive le cazzate. Tanto, comunque, ci pensano i commentatori.
Io vi dico come l'ho vista io. Ovviamente non farò la cronaca, ma un commento tecnico.
Partiamo dal presupposto che è successa una cosa epocale: l'Inter ha vinto una partita di cèmpionz contro una grande del calcio europeo. Epocale sia perché l'Inter è l'Inter (4 anni e mezzo di dominio nazionale assoluto non possono cancellare di botto quasi 20 anni di prese per il culo), sia perché l'Inter è una squadra italiana che ha battuto la più forte squadra inglese (non lo dico con intento patriottico, giammai, piuttosto con intento statistico). Ora parleremo del modo, ma il risultato è di per sé rimarcabile.
La partita.
C'era almeno un rigore grosso come una casa per il Chelsea per l'intervento di Samuel su Kalou. Qualcuno rammenta una trattenuta di Motta (inguardabile, non l'ha mai vista) su Ivanovic (gran bel terzino, difende e spinge): un me la ricordo, può darsi, senz'altro sarà stato rigore.
La prima mezzora del primo tempo è stato un incubo e un déja vu allo stesso tempo: c'hanno messo ai paletti, c'hanno stiacciato. Perché i giornalisti, il giorno dopo, non se lo ricordano o, al massimo, parlano di supremazia territoriale dei blues? Mah nini, io ho avuto un caaccio... se per voi era supremazia territoriale, meglio così (penso comunque di aver visto meglio io).
Nella prima mezzora, però, c'è stato anche un episodio sublime: azione verticale Motta-Sneijder-Monte dei Paschi, dribbling secco sul Fedifrago, (detto anche "L'amico che tutti vorrebbero avere") e 1-0. Il nuovo soprannome del Principe deriva dal vecchio detto: "Darla a lui è come metterla in banca". Fa salire la squadra come Kenneth Andersson, crea spazi come Iaquinta, purga come Inzaghi. Perfetto. Ancora scusa per i miei dubbi estivi.
Nell'ultimo quarto d'ora ci siamo un po' ripresi e da lì in poi la sfida è stata quasi pari. Alla fine anche noi abbiamo avuto le nostre occasioni, Eto'o l'ha sbagliato bello (ma non posso criticare una punta che corre come una belva, è un leader, gioca con il piglio giusto, gioca per la squadra e, soprattutto, è uno che di cémpionz se ne intende (cosa che ci mancava come il pane, hai voglia a dì)), Maicon non è entrato in porta col pallone per via di uno stop venuto male.
Nel secondo tempo, le cose sono migliorate ancora con l'inserimento di Balotelli. Secondo me, non tanto per il talento di TurboMario, quanto per la grande idea dello Special One: mettere un giocatore largo a destra a puntare Malouda. Già, Malouda. Quello che 3 anni e mezzo fa conquistò il rigore che portò in vantaggio la Francia nella finale di Berlino. Già, perché il suo ruolo naturale è quello di mezzapunta o ala sinistra. Ma stasera gioca terzino sinistro, a causa degli infortuni di Cole e Zhirkov. Ruolo per lui inedito, o, forse, quasi. Non è certo un giocatore di copertura. Cazzo, Mou è un genio. Peccato che Malouda giocava in quella posizione da almeno un'ora. Non ci se ne poteva accorgere prima? La redazione se n'era accorta prima ancora del fischio d'inizio. Che poi non c'era mica bisogno di mettere Balotelli (che di sicuro non farà l'ala da grande). Abbiamo la fortuna di annoverare nelle nostre file quello che è quasi universalmente riconosciuto come il miglior terzino destro del mondo, tale Maicon Douglas Sisenando. Ci voleva tanto a dirgli di puntare Malouda fisso? Invece no, noi si vole sfondà al centro. Comunque, da quando hanno detto ha Maicon che è forte, lui si sente autorizzato a non cercare il cross (come dovrebbe fare un terzino della sua caratura) (tra l'altro in area ci sareberro il Principe e il Leone ad attenderlo a braccia aperte, e poco fuori ci sarebbe Wes pronto a raccogliere l'eventuale respinta corta) (non ci sarebbe difesa che tenga), ma il tiro, accentrandosi tutte le sante volte. Contenti voi... Comunque, in mezzora Balotelli ha puntato Malouda 3 volte, risultato: un cross e due falli del nostro. Avendo cominciato dall'inizio della partita a fa questo ruzzino, Malouda a mala pena finiva il primo tempo: o lo buttava fori a lo cavava il sor Carletto (e voglio vedé chi ci metteva, se gli manca uno ci posso andà io) (tra l'altro sarebbe il mi ruolo naturale).
Ora un po' di polemica con i giornalisti.
Questa storia di Malouda è paradossale. Innanzitutto, tutti ad esaltare Ancelotti per la grande idea: voleva tener basso Maicon inserendo un'ala al posto di un terzino. O, ma uno che avesse detto le cose come stanno: c'era artro che lui. Belletti ancora non è a posto fisicamente, e poi è un terzino destro. Quindi, nessuna alternativa a Cole e Zhirkov. Poi tutti ad esaltare Mou, che ha rischiato inserendo anche Balotelli (questo glielo riconosce anche la redazione, la mentalità di cercare di arrotondare il 2-1, seppur rischiando, è giusta). Ma nessuno che chieda spiegazioni per il ritardo. E nessuno che parli della prima mezzora.
La chiusura va di diritto alla cattiveria agonistica del Cuchu in occasione del goal decisivo: che grinta, che rabbia, che capacità tecnica, che sagacia tattica, che immense palle cubiche ha il nostro futuro capitano! Purtroppo per lui, il giorno del passaggio di consegne è verosimilmente lontano: finche il Tractor continua a fare il tractor (e pare averne intenzione ancora a lungo) si deve accontentare dei gradi di idolo assoluto.

mercoledì 17 febbraio 2010

Perché vado poco al cinema (titolo aggiunto a posteriori) (cioè col culo)

La scorsa settimana sono tornato al cinema dopo un bel po' di tempo. Boh, c'era il seguito de "L'ultimo bacio", all'epoca m'era garbato, proviamo. Il film fa caà. E' uguale al predecessore, che però all'epoca m'era garbato. Forse mi ha deluso proprio l'uguaglianza stilistica, oppure il mancato scontro fra la leggera assenza di prospettive dei protagonisti e il disincanto della vita reale (dato che molti dei protagonisti sono già disincantati di per loro) che rendeva stimolante il predecessore. O, forse, all'epoca l'avevo sopravvalutato, obnubilato dalla trasgressione di gustarsi il capolavoro in notturna al cinema all'aperto a Paganico. Ero giovane.
Anche la canzoncina finale di Jovanotti fa caà. La semplicità è forza, ma alla lunga diventa vacuità stucchevole. "Dentro la mia testa ci sono più bestie che nella foresta!": queste so' canzoni! Mica veste caate vì deh!
Ma lo spunto per il post è venuto dai tre trailer (contro tre trailer) prima del film stesso: "Scusa ma ti voglio sposare" del giustamente snobbato Moccia, "Genitori & figli: agitare bene prima dell'uso" di Giovanni Veronesi (le cui commedie sentimentali hanno fatto dimenticare i fastosi esordi con "Il mio west" (forse il film più brutto mai visto da me in un cinema)) (ma poi ma che titolo di merda è "Genitori & figli: agitare bene prima dell'uso"!?) e "Mine vaganti" dell'acclamatissimo Ferzan Ozpetek. I tre trailer sono citati in ordine crescente del presunto ma socialmente condiviso livello culturale del regista. Peccato che dai trailer sembrino tre filmi uguali.
Nei trailer, infatti, non si bada minimamente all'intreccio, al registro narrativo, alla connotazione dei personaggi. Si assiste soltanto ad un'accozzaglia (anzi, tre accozzaglie che finiscono per fondersi in un unicum indistinto e aspecifico) di situazioni buffe (si badi bene, non "comiche", "buffe") che strappano le risate fragorose della platea. "Nooooo, ganzo! Quando esce va visto!" Ma che hai capito, demente!? Moccia fa film sentimentaloidi per 14enni (mi riferisco all'età cerebrale, quindi il target arriva fino ai 30-40 biologici), non sarà mica un film che fa ridere! Veronesi è nazionalpopolare, ma studia da regista impegnato (anche se, a giudicare dai risultati precedenti, è duro come i picconi), non sarà mica un film che fa ridere! Ozpetek fa sempre film pieni di gay e situazioni apertamente in contrasto con l'idea giurassica e clericale di famiglia, pertanto automaticamente intellettualmente di spessore (ma vaffanculo!, ndr), non sarà mica un film che fa ridere! Ma la platea è contenta così, andrà a vedere il film, riderà ancora a crepapelle delle 4 situazioni buffe presentate nel trailer (tanto ci saranno solo quelle, visto che tutto il resto del film sarà un autoreferenziale trattato di sociologia, fatto di personaggi complessi immersi in un quotidiano che rispecchia la società...) (ma rivaffanculo! ndr), solo che, un attimo prima del profluvio di sganasciamenti, avrà la prontezza di anticipare tutti con l'immancabile: "Ah, ora qui è ganzo!", mostrando di esistere in quanto sa già (una volta la condizione sufficiente per l'esistenza era il pensiero...).
E, a parte la polemica sull'astuzia dei trailer, desiderosi di catturare ovini paganti con un ammasso di ridancianerie, questo tipo di "buffità" (o "buffezza", o "buffitudine") non mi fa ridere per niente. Le situazioni buffe fanno ridere perché casuali, perché reali. Ma se un regista ci pensa 3 giorni e per farla assomigliare a una casualità, che casualità è? E che merito creativo ha il regista?
Basta vai, vo a letto.

domenica 14 febbraio 2010

Perché?

Mah, ci sono più ragioni per cui (ri)comincio a scrivere: desiderio di comunicare pensieri banali e/o profondi a persone geograficamente lontane, necessità di estendere il privilegio di conoscere le mie riflessioni aldilà di Piazza del Campo, mero esercizio stilistico. Credo di avere qualcosa da dire e di saperlo dire, spero che il seme incontri il terreno fertile dei vostri ormai non più così giovani cervelli, fruttificando dove il 100, dove il 60, dove il 30 per uno. Ok, mi sono lasciato un po' prendere la mano.
Questo nuovo inizio (inutile cercare una continuità mortalmente lesa dalle vicende personali e dalla lunga assenza) richiede un nuovo post programmatico.
Rileggendo
quell'altro post programmatico, mi rendo conto che non è cambiato un granché, anzi. Anche lì parlavo di pillole, anche se poi il blogghe si reggeva su giganteschi suppostoni. Stavolta ci devo riuscire. Devo essere breve. Il lettore giovane è abituato alla condensazione dei contenuti, all'integrazione, allo zapping multiplatform. E anche la redazione non sempre avrà tanto tempo. C'ha il lavoro, c'ha le fìe.Lo stile rimarrà il solito: inizi in medias res, incisi frequenti e sproporzionatamente lunghi, apertura al neologismo strizzando l'occhio alla tradizione.
La prima delle famose pillole: ieri mattina, dopo TV Talk (ultimamente lo guardo poìno, ahimé), ho fatto un giro di zapping televisivo (tanto c'avevo da pulì, male che vada, se avessi trovato qualcosa di ganzo, avrei cominciato un pino dopo) e ho trovato qualcosa di ganzo per davvero: "Cotto & Mangiato", rubrica culinaria condotta da Benedetta Parodi, moglie di Fabio Caressa, sorella di Cristina Parodi e nota anchorwoman di Studio Aperto (altri blogger di mia conoscenza avrebbero messo il link alla pagina di Wikipedia dedicata alla Parodi, ma non mi pare che aggiunga granché alla narrazione, quindi io non lo farò). Dice che sia registrato a casa sua, vabbè. Ospite del giorno, Syria Magri, nota anchorwoman di Studio aperto (anchor lei) (la gratuità di questa gag è disarmante; sarà la ruggine), che ora sembra aver fatto carriera ed essere passata a compiti non precisati ma più critici. Qui seguono 10 minuti buoni di convenevoli fra le due: "Ci manchi in redazione!", "Sono sempre una di voi!", "Eri il volto più noto di Studio Aperto!", "Vi penso ogni giorno!","Non sono brava in cucina!", "Ho già l'acquolina in bocca" e via dicendo. Che palle! Non s'è manco capito che stracazzo mangiava il poro Caressa a pranzo!
Cmq i Killers spaccano di brutto! (Tranquillo Marco, non ti copierò la rubrica "Listening to", promuoverò giusto qualche artista degno di nota ogni tanto)
A presto (forse), ora vo a vedé il secondo tempo della partita del San Miniato dal tetto di casa (si vede come al primo anello di S. Siro e si spende il giusto!)